Gli Etruschi usavano un alfabeto mutuato dai Greci, ma la loro lingua non è stata ancora completamente decifrata. Sono state rinvenute più di 10.000 iscrizioni, ma la maggior parte sono nomi brevi su lapidi. Questo rende la loro cultura particolarmente misteriosa: sappiamo come vivevano, ma non comprendiamo appieno cosa pensassero.
Nel VII-VI secolo a.C., gli Etruschi dominarono l’Italia. La loro influenza si estendeva dalle Alpi alla Campania. Persino i primi re romani, come Tarquinio il Vecchio e Tarquinio il Superbo, si diceva fossero di origine etrusca. L’architettura, i riti religiosi e persino la toga dei Romani furono ereditati dagli Etruschi.
Tuttavia, entro il III secolo a.C., gli Etruschi furono gradualmente assimilati dalla Repubblica Romana. Le loro città furono conquistate, la loro lingua scomparve e la loro cultura si dissolse. Ciononostante, i Romani rispettarono l’eredità etrusca: Cicerone, ad esempio, studiò i loro testi religiosi.
Reperti archeologici, in particolare nella Necropoli di Montefortini e nella tomba di Regolini-Galassi, testimoniano la ricchezza e la raffinatezza dell’arte etrusca. Diademi dorati, specchi di bronzo con scene mitologiche e sarcofagi dipinti testimoniano tutti un elevato livello di civiltà. Le moderne ricerche genetiche dimostrano che gli Etruschi erano probabilmente un popolo indigeno, non immigrati dall’Oriente, come sosteneva Erodoto. Il loro DNA è più vicino a quello degli agricoltori neolitici locali che a quello degli anatolici o dei greci. Oggi, gli Etruschi rimangono il simbolo di una “civiltà perduta”, una civiltà avanzata cancellata dalla mappa della storia. La loro eredità sopravvive nella cultura romana, nella toponomastica (ad esempio, il nome “Toscana” deriva da “Tusci”, il nome romano degli Etruschi) e nei musei archeologici, dove i loro reperti continuano a stimolare l’immaginazione.
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